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Una vita alla ricerca dell’aletheia

di Cristiano Ruzzi

Nietzsche e Platone: due personaggi, due filosofi che all’apparenza non hanno nessun legame. Il primo nato e vissuto nel XIX secolo, in una Germania che ascendeva ad essere una delle principali potenze europee, il secondo in una Grecia che, a cavallo fra il IV e il III secolo a.C., avrebbe visto la perdita totale dell’egemonia politica della polis a favore del regno Macedone di Filippo II. Il primo appartenente ad una famiglia borghese di religione protestante, il secondo alla migliore aristocrazia ateniese. Il primo spentosi a 56 anni, dopo un decennio passato nella follia più totale a partire da quel fatidico 3 gennaio 1889 di Piazza Carignano, a Torino. Il secondo morto ad ottant’anni con la mente lucida (cosa rara per l’epoca).

Eppure questi due filosofi, attraverso un attento studio, hanno parecchi legami in comune sia dal punto di vista biografico che del reciproco pensiero filosofico. Entrambi vivono in un periodo storico attraversato da forti sconvolgimenti: per Platone la guerra del Peloponneso e la sconfitta militare di Atene da parte di Sparta, che avrà tutta una serie di ripercussioni che si concluderanno con la messa a morte di Socrate (definito nella Lettera Settima «Una persona che non ho dubbi a definire l’uomo più giusto di allora»). Per Nietzsche l’avvento della società borghese, degli Stati nazionali e della scienza moderna: quest’ultima la legittima erede del Cristianesimo teologico, su cui si abbatteranno le sue più profonde critiche a partire dagli scritti successivi a Umano, troppo Umano; oltre a tale associazione, è ben noto come Platone e il Socrate dei dialoghi siano un tema ricorrente nella prima parte della vita del filosofo tedesco il quale, da professore di filologia all’università, cercherà di creare una prima forma della sua filosofia definendo i due concetti dell’Apollineo e del Dionisiaco.

Ovviamente accuse rivolte a Socrate non ne mancano, rappresentato come «padre della logica, che presenta nel modo più netto il carattere della scienza; egli è il distruttore del dramma musicale, che aveva raccolto in sé i raggi di tutta l’arte antica»[1], quest’ultima affermazione riferita al concetto di «tutto dev’essere razionale per essere bello»[2], che Euripide aveva ripreso dal principio socratico di «solo chi sa è virtuoso»[3].

Critiche analoghe vengono dirette negli scritti nietzschiani anche allo stesso Platone, al mondo delle idee paragonato ad un nucleo metafisico anticipatore del cristianesimo. Vi è, nonostante tutto, molto di Socrate e di Platone in Nietzsche, sia nelle proprie opere (incluso lo stesso Zarathustra, che percorre un sentiero simile a quello dello schiavo nel mito della caverna de La Repubblica), sia quando parla direttamente di uno dei due filosofi, tant’è vero che ne La filosofia dell’epoca tragica dei Greci Nietzsche evidenzia come «con Platone comincia qualcosa di completamente nuovo. […] Platone stesso è il primo carattere misto: tale carattere è impresso tanto nella sua filosofia quanto nella personalità»[4] e, in una lettera indirizzata ad un suo amico, sul fatto che «Forse questo vecchio Platone è il mio vero, grande avversario?»[5]. Lo scopo che si propone tale saggio sarà quello di scavare nel rapporto fra il filosofo Ateniese e quello di Rocken, quanto i dialoghi platonici abbiano influenzato il pensiero e la critica di Nietzsche verso la società a lui contemporanea e di come, nonostante le diversità dei rispettivi pensieri filosofici, entrambi abbiano cercato di trovare una risposta alla decadenza delle società e dei costumi delle rispettive epoche, ottenendo risultati  molto differenti: se Platone, dopo il fallimento del terzo viaggio in Sicilia, si ritirerà ad Atene dedicando i suoi ultimi anni a guidare l’Accademia da lui fondata e ad ampliare le proprie teorie filosofiche e politiche – lasciando incompiuta l’ultima sua opera, Le Leggi – Nietzsche passerà gli ultimi anni della propria vita a Weimar, accudito prima dalla madre e poi dalla sorella, perdendo progressivamente il controllo del suo corpo a discapito del suo alter ego filosofico, la cui notorietà cominciava ad espandersi in tutto il continente Europeo.

[1] Friedrich Nietzsche, La filosofia nell’epoca tragica dei Greci e altri scritti 1870-1873, Adelphi, Milano 2017, p. 40.

[2] Friedrich Nietzsche, La nascita della tragedia, Adelphi, Milano 1988, p. 85.

[3] Ibidem.

[4] Friedrich Nietzsche, La filosofia nell’epoca tragica dei Greci e altri scritti 1870-1873, Adelphi, Milano 2017, pp. 147-148.

[5] Mark Anderson, Plato and Nietzsche – Their philosophical art, Bloomsbury Publishing, London 2014, p. 26.

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