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Thomas Shelby, la morte e la guerra perpetua: l’etica samurai in Peaky Blinders

di Dario Papale Scuderi

“Ogni mattina e ogni sera dovremmo continuamente pensare alla morte, sentendoci già morti da sempre, in tal modo, saremo liberi di muoverci in ogni situazione.”

Così recita l’ottavo assunto di Hagakure, uno dei libri fondamentali dell’etica samurai scritto da Yamamoto Tsunetomo. Che cosa c’entra un libro del XVIII secolo con una serie TV contemporanea?

Peaky Blinders è una nota serie Netflix che tratta le vicende di una famiglia di gangster di tradizione gitana, guidata da Thomas Shelby, un giovane reduce della prima guerra mondiale, come i suoi due fratelli.
Nel corso delle brevissime stagioni, la famiglia di Birmingham, grazie all’ istinto geniale di Tommy, riesce a scalare prepotentemente la gerarchia sociale tanto da arrivare a gravitare attorno alla figura di Winston Churchill.   
Sono proprio le qualità di Thomas a fare la differenza: sembra trarre forza dalla guerra che lo ha fortemente traumatizzato, l’ utilizzo di droghe e il consumo copioso di alcool e sigarette testimoniano, allo stesso tempo, le debolezze interiori di questo personaggio. Però, diversamente dal fratello più grande Arthur, Tommy si lascia andare, quasi sempre, nei momenti di esclusiva riflessione personale, mantenendo freddezza e fermezza durante trattative decisive o criticità, oltreché nell’ organizzazione di strategie altamente sofisticate.

Più volte, durante le quattro serie, Thomas sostiene di essere già morto. I suoi nemici, si rivolgono a lui come l’uomo che non ha paura di morire: Tommy è morto in Francia, mentre scavava i tunnel per salvare più soldati possibile; Il Tommy gangster, invece, vive dopo aver sconfitto la morte perché non ne ha più paura, avendola già conosciuta sul fronte.

Qui ci colleghiamo ad Hagakure. Dal punto di vista della superiorità sulla morte, Thomas Shelby rappresenta a tutti gli effetti il guerriero “libero di muoversi in ogni situazione”. Può sembrare assurdo collegare un personaggio di una serie Netflix britannica al complesso mondo samurai. Eppure Tommy incarna perfettamente l’individuo che è riuscito a liberarsi dalle catene oppressive della paura della morte: ha eliminato definitivamente quell’ Io limitante a cui fa riferimento l’intera opera di Tsunetomo (“sentirsi già morti da sempre”).

Il tema della liberazione dalla paura di morire è trattato più volte e in maniera accurata nel corso della serie. Polly, zia di Thomas e seconda in capo date le sue enormi qualità carismatiche e politiche, nell’ ultima stagione sostiene di sentirsi più forte, più sicura e più libera, dopo esser scampata per poco meno di un secondo a un’ impiccagione certa. In seguito a un breve periodo di tossicodipendenza e depressione, Polly tornerà alla guida della famiglia al fianco di Thomas, eliminando il lato più debole del proprio carattere che aveva causato alcuni problemi agli Shelby.     

Nel caso di Thomas, il tema della morte va necessariamente affiancato a quello della guerra perpetua. Il trauma profondissimo della Grande Guerra, lega indissolubilmente il giovane leader a una dimensione di continua guerra interiore. Così Thomas si sente a suo agio solo vivendo il conflitto, riflettendo perennemente su come sconfiggere l’avversario o proteggersi dal nemico. Non esiste pace o serenità: la vita ha senso nella guerra.
Anche qui possiamo collegarci alle grandi firme della terra del Sol Levante. In “lezioni spirituali per giovani samurai”, Yukio Mishima sostiene che la totale mancanza di guerra abbia rammollito il blocco occidentale post secondo conflitto mondiale, di cui anche il Giappone fa parte: la guerra è necessaria per la realizzazione dell’individuo.
Il collegamento tra Thomas Shelby e la cultura nipponica va chiaramente preso con le dovute distanze: Tommy rimane comunque una figura negativa, un reduce  fortemente risentito verso le istituzioni e i poteri forti che hanno permesso il realizzarsi della crudeltà della Grande Guerra, un ex marxista disincantato, un leader sanguinario e diabolicamente machiavellico.

Il parallelo con la terra dei samurai avviene solo ed esclusivamente per il motivo grazie al quale Thomas riesce sempre nella realizzazione dei suoi obiettivi: sconfitta la morte, annientate paure e debolezze del nostro Io che ci condiziona, spesso negativamente, possiamo vivere liberi.

Sta a noi decidere per quali obiettivi e per quali cause.

Fonti:
– Hagakure, Yamamoto Tsnunetomo, Leonardo Vittorio Arena, BUR
– Lezioni spirituali per giovani Samurai, Yukio Mishima, Feltrinelli

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